Liberi professionisti tra regime dei minimi, Inps e fatture (Parte 1)
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Liberi professionisti tra regime dei minimi, Inps e fatture (Parte 1)

Liberi professionisti tra regime dei minimi, Inps e fatture (Parte 1)

Il mio blog dovrebbe trattare principalmete web, grafica ed informatica, ma dedico il primo post a tutto ciò che un libero professionista dovrebbe fare per mettersi in regola dal punto di vista fiscale. Il tutto nasce dalla mia esperienza personale, ossia dal momento in cui ho deciso di fare il grande salto passando dai lavori occasionali con tetto massimo fissato a 5000€ lordi annui, fino ad arrivare alla fatidica apertura della Partita IVA con annesse regole da seguire. Il percorso è stato arduo, perchè al primo impatto ti ritrovi a fronteggiare con argomenti sconosciuti, soprattutto perchè quando si inizia a che fare con fisco e burocrazia italiani, si dice che la legge non ammette ignoranza, quindi ogni cosa deve essere fatta a regola d’arte.

Il preambolo dei 5000€

Inizialmente, anch’io come tutti ho cominciato a lavorare per i primi clienti occasionali i quali giustamente alla fine del lavoro svolto mi chiedevano di fargli una fattura e a tal proposito faccio un paio di premesse.
La prima è di natura professionale. Anche se come libero professionista lavori bene ed il cliente torna da te per i lavori successivi, la sensazione (almeno la mia) che talvolta si crea quando presenti quella ritenuta d’acconto, è quasi quella di sentirsi un professionista un passo indietro ai concorrenti che possiedono una partita iva e presentano fattura per routine.
La seconda è di natura fiscale. Sulla questione dei 5000€, mi recai direttamente all’Agenzia delle Entrate e chiesi come andavano gestiti tali lavori ed introiti, e qui capii già di essere in difetto, perchè l’operatore mi fece intendere che entro quei 5000€ lordi annui, dovevano rientrare soltanto lavori occasionali diversi e con clienti diversi. Questo perchè secondo la legge vigente, se crei più ritenute d’acconto per uno stesso cliente per svolgere più o meno sempre i medesimi lavori, per lo Stato non si tratta più di lavoro occasionale, ma di lavoro professionale e continuativo (a meno che ovviamente tu non debba svolgere un unico lavoro da 5000€ lordi per un unico cliente, in tal caso non avresti problemi).

Un salto dal commercialista

La prima mossa è stata quella di sedermi a tavolino con un commercialista, questa figura è pressochè indispensabile per districarsi nella giungla fiscale e burocratica, anche se non nascondo che in un ipotetico futuro, appena comprendo meglio tute le dinamiche di versamenti Inps & Co. potrei quasi decidere di risparmiare sul commercialista e fare tutto da solo.
Ma in attesa di scrivere un nuovo post su questa possibilità, ciò che inizialmente mi consigliò l’esperto fu di attendere l’anno nuovo (Gennaio) per aprire la partita iva, poichè la tassazione va da Gennaio a Dicembre e quindi aprire una partita iva a settembre sotto il regime dei minimi vorrebbe dire buttare via otto mesi di agevolazioni.
L’apertura della partita iva fatta dal commercialistica è una pratica semplice che richiede i vostri dati anagrafici, i codici ATECO e in appena un’ora sono uscito trionfante dall’ufficio con la mia nuova partita iva, mi sentivo già un professionista.

I codici ATECO

I codici ATECO sono dei codici che identificano le professioni e che il commercialista inserirà al momento opportuno. Esisitono svariati codici ATECO, e ciò è anche un bene, perchè permettono al professionista di poter rientrare in più settori del proprio lavoro. In sostanza, dovrete scegliere il codice ATECO che identificà la vostra attività principale e poi, se volete, anche quelli secondari.

Personalmente, ho scelto i seguenti codici:

  • 74.10.21 – Attività dei disegnatori grafici di pagine web
  • 74.10.29 – Attività dei disegnatori grafici
  • 74.30.00 – Traduzione ed interpretariato

Il regime dei minimi

Il regime dei minimi è una delle poche cose buone venute fuori nel 2012 dal governo Monti, perchè possiede delle agevolazioni fiscali molto vantaggiose per chi apre la partita iva per la prima volta. Tale regime semplifica gli adempimenti e riduce i costi per i liberi professionisti (o le aziende) che avviano un’attività e che rientrano in parametri specifici, ma soprattutto, grazie proprio a tali agevolazioni, vi permette di essere molto più competitivi sul mercato (il che non è poco).
Questo nuovo regime è illustrato in una circolare dell’Agenzia delle Entrate che potrete scaricare da questo link, di seguito elencherò alcuni dei requisiti più importanti.

  • Non aver conseguito ricavi o percepito compensi superiori ai 30.000€ nell’anno precedente all’inizio dell’attività
  • Non conseguire ricavi o percepire compensi superiori ai 30.000€ negli anni di permanenza nel regime agevolato
  • Non aver esercitato attività d’impresa, artistica e professionale, anche in forma associata o familiare, nei tre anni precedenti l’inizio dell’attività
  • L’attività che si intende avviare non deve costituire la prosecuzione di un’attività precedentemente svolta come dipendente o lavoratore autonomo, escluso il caso in cui quest’attività consista nel periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti e professioni (vi è prosecuzione se la nuova attività viene svolta nello stesso luogo, con gli stessi beni e con gli stessi clienti della vecchia attività)
  • Non aver effettuato acquisti di beni strumentali (mobili e immobili) per un ammontare superiore ai 15.000€ nei tre anni precedenti all’inizio dell’attività
  • Non aver effettuato cessioni all’esportazione nell’anno precedente all’inizio dell’attività
  • Non aver effettuato cessioni di immobili, terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi
  • Non aver sostenuto spese per dipendenti o collaboratori anche interinali o a progetto (sono ammesse le prestazioni occasionali)
  • Non avvalersi di regimi speciali di determinazione dell’IVA
  • Non esercitare l’attività in forma individuale e nel contempo avere una partecipazione in associazioni o società a responsabilità limitata trasparenti

Le agevolazioni

  • L’aliquota dell’imposta sostitutiva (prelievo fiscale standard che va a sostituire quello previsto per gli altri contribuenti) passa dal 20% al 5% e sostituisce Irpef, Irap e addizionali
  • I compensi non sono più assoggettati a ritenuta d’acconto (in fattura dovrete rilasciare un’apposita dicitura che attesti che il reddito cui le somme afferiscono è soggetto ad imposta sostitutiva)
  • Il contribuente è esonerato dagli adempimenti IVA (anche in questo caso è necessaria apposita dicitura in fattura)
  • Il contribuente è esonerato dall’applicazione degli studi di settore

Ma le agevolazioni non finiscono qua, perchè ad esempio, il corrispettivo che il nostro cliente dovrà accreditarci sarà solo il costo della nostra prestazione eventualmente caricato del 4% di rivalsa INPS, il che è totalmente differente per i consueti professionisti che devono aggiungere il 22% di IVA, il 20% di ritenuta d’acconto (se il cliente è sostituto d’imposta) ed eventualmente il 4% di rivalsa INPS.

Inoltre, anche la burocrazia viene semplificata, poichè i contribuenti nel regime dei minimi non devono registrare la contabilità, non devono comunicare l’elenco di clienti e fornitori e non devono nemmeno comunicare telematicamente le operazioni rilevanti ai fini dell’IVA di importo superiore ai 3.000€. L’unica imposizione burocratica è quella di conservare le fatture fatte e ricevute. Per queste ragioni, potete anche affidarvi al vostro commercialista soltanto per la compilazione della dichiarazione dei redditi finale e risparmiare sul suo compenso annuale (il che è davvero tanto).

Durata

Questo regime dei minimi ha validità di 5 anni, ad eccezione di coloro che hanno meno di 35 anni, i quali possono beneficiare di tali agevolazioni fino al compimento del 35° anno di età.

Vista la complessità dell’argomento, nella seconda parte parlerò di gestione separata dell’INPS e fatture.

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