Il potere del neuromarketing, come usarlo per vendere
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Il potere del neuromarketing, come usarlo per vendere

Il potere del neuromarketing, come usarlo per vendere

Il potere del neuromarketing, come usarlo per vendere

In questo mondo così commercialmente spietato e competitivo, periodicamente escono sempre alla luce ricerche che consigliano di usare questa o quella strategia per avvicinare i clienti, e tutte, se non quasi, richiedono comunque tempo e denaro. Diversamente invece è ciò che fa il potere del neuromarketing, una serie di strategie psicologiche che fanno leva sulla mente e di conseguenza sulle diverse emozioni umane, un potere che offre degli approci semplici ma che si sono rivelati più spesso di quanto si pensi, alquanto efficaci in qualsiasi tipologia di business.

Paradossalmente, poiché siamo quotidianamente bombardati dalla pubblicità, è anche molto probabile che stiamo già mettendo in atto certe scelte comunicative solo per il fatto di averle viste, assorbite e successivamente replicate per la nostra attività senza neanche accorgercene.
Quelli che seguono sono alcuni principi pratici di neuromarketing.

Le emozioni che prevalgono sulla logica

Tutti noi, almeno una volta, abbiamo preso decisioni sull’onda dell’emotività anzichè su quella della ragione e se devi vendere un prodotto o un servizio, non serve avere il dono della telepatia per capire a quale tipo di emozione fare appello se enfatizzi emotivamente il tuo prodotto rispetto ai vantaggi razionali che il cliente potrebbe avere. A volte infatti può bastare interpretare correttamente anche cosa significa per il tuo cliente la qualità di quel prodotto o servizio per conquistarlo.
Un esempio? Passate davanti ad una pizzeria al taglio con le porte spalancate (volutamente spalancate, anche in inverno) dove ovviamente il profumo di pizza inebria l’intera zona antistante, magari non avete fame in quel momento, ma quel profumo va a stimolare ugualmente la vostra voglia più dello stimolo stesso della fame.

La massa segue la massa

Prima ancora di essere dei semplici consumatori, siamo degli esseri sociali che prendono continuamente spunto dai loro simili, motivo per cui siamo più stimolati a mollare il freno quando vediamo, sentiamo o leggiamo le esperienze di altri esseri umani. Si tratta di una strategia di imitazione molto potente che attira l’attenzione su un acquisto in modo naturale e senza sforzi.
Non sarà bello da sentirselo dire, ma molto spesso siamo come dei cavalli, basta che uno cominci a correre che subito tutti gli altri lo seguono a ruota. Un esempio palese applicato al mondo digitale sono le recensioni che le persone cercano e leggono volutamente prima di procedere con un acquisto.

L’ansia di perdere l’occasione

Si dice che la fretta sia cattiva consigliera, ma creare un’urgenza condizionata per applicarla ad un prodotto, un servizio o una promozione che sta per scadere o che ha una minima rimanenza di magazzino attira la voglia di fare l’affare, talvolta persino nei clienti che magari non hanno un reale bisogno di acquistare quello stesso articolo. Piuttosto è l’ansia o la paura stessa di perderlo che prende il sopravvento sul rischio di non averlo. L’esempio classico che vediamo sono le offerte a tempo, entro una certa data, oppure quelle a quantità con il valore numerico della rimanenza che scende progressivamente.

La strategia dell’esca

Anche questo trucchetto di neuromarketing viene spesso applicato per agganciare il cliente mettendolo davanti ad una decisione razionale, ma occhio ad usarlo, perché può anche portare a risultati contrari a quelli attesi.
In pratica al cliente viene offerto un prodotto di valore minore ad un costo più alto per poi accostargli il prodotto principale che si desidera vendere, il concetto è far diventare quest’ultimo automaticamente più appetibile.

Il potere del suono

Associare qualcosa da vendere ad un suono o una musica è una strategia utilizzata che ha un risultato fortemente impattante sul cervello umano ma spesso molto sottovalutata. Una melodia, un gingle o una serie di note, se fatte a regola d’arte entrano nel cervello e non ne escono più. Un esempio pratico sono i classici tormentoni estivi, quelle canzoni (che magari finiamo con l’odiare a morte) che vengono passate e ripassate decine di volte al giorno in radio e in qualsiasi locale estivo al punto da fartele odiare. Se però trascorrono anni da quel momento e riascolti quello stesso tormentone, non solo lo riconoscerai, ma è altamente probabile che tu possa anche canticchiare le parole che ricordi a tua insaputa.

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